ITALY, sei liriche per canto e pianoforte su versi tratti da Italy di Giovanni Pascoli (2003)
Alexander Hurd, baritono • Paul Pisano, pianoforte.
Torre del Lago Puccini, 49° Festival Pucciniano, 7 luglio 2003.
Prima esecuzione assoluta a cura del College-Conservatory of Music dell’Università di Cincinnati (USA).

© Copyright 2003 by Carlo Deri.

 

Italy è un ciclo liederistico (in origine per canto e pianoforte, ne è stata poi realizzata anche la versione sinfonica, per voce solista e orchestra) della durata di circa mezz’ora su versi tratti dall’omonimo poemetto composto da Giovanni Pascoli nel 1904, un’opera che all’epoca suscitò forti discussioni e commenti contrastanti principalmente a causa degli sperimentalismi linguistici in essa contenuti.

Il testo originale è piuttosto lungo (450 versi) e per utilizzarlo musicalmente si è resa necessaria una riduzione. Sono stati quindi presi 116 versi e ne sono state ricavate sei liriche.

Si narra la vicenda vissuta da alcuni Italiani emigrati negli Stati Uniti (a Cincinnati, nello Stato dell’Ohio) che ritornano al luogo di origine – Caprona di Castelvecchio, presso Barga – portando con sé Molly, una bambina della famiglia, malata di tisi, a tentare la guarigione in Italia.

La bimba, di otto anni, a Caprona incontra per la prima volta la vecchia nonna, e benché l’una non parli che l’inglese e l’altra solo l’italiano, nasce tra loro una rapporto d’amore fatto di sguardi, di mute e un po’ ruvide gentilezze, di parole non dette o capite male: a volte le bizze, gli strilli della bimba – colpita e disorientata dalla povertà, dallo squallore della povera casa di contadini – sono erroneamente interpretati dalla nonna, che non comprende la repulsione in effetti espressa dalla bambina, e scambiati per un innocente “cinguettio” infantile.

La bimba alla fine guarirà, mentre sarà la nonna a morire.

L’ultima “scena” è quella della partenza: ai bimbi che le chiedono se un giorno tornerà in Italia, Molly risponde – in italiano – «sì!»

Dal punto di vista musicale l’ambito è globalmente non-tonale, anche se le tecniche utilizzate sono varie (da una libera atonalità a momenti più o meno rigorosamente seriali e perfino “materici”) senza però la preclusione di poter esprimere in certi casi veri e propri centri di attrazione tonale, sia pure non intesi in senso tradizionale.

Il testo di ogni lirica generalmente corrisponde ad una strofa o a parte di essa, tranne nel terzo brano, dove sono stati accostati due gruppi di versi tratti da strofe differenti per esprimere il forte contrasto di atmosfere fra la descrizione della bambina e la crudezza della situazione dell’emigrante.

Non mancano momenti evocativi, come appunto nella terza lirica: la descrizione della bambina è svolta su una parte pianistica che ricorda – ovviamente trasfigurandolo – l’andamento un po’ meccanico di una melodia di carillon; subito dopo il vento di tramontana e ancor più la condizione – contro natura – di chi per sopravvivere deve lasciare con le lacrime agli occhi gli affetti, i luoghi che l’hanno visto nascere, la propria storia e deve mettersi in cammino alla volta di terre sconosciute, è evocata da una musica dura, violenta, realizzata su due piani sonori: da una parte clusters al grave, dall’altra ottave isolate e marcate nella regione mediana della tessitura pianistica. Altri momenti hanno un carattere più “teatrale”, come per esempio nell’ultima lirica, tutta svolta sul tema della partenza.

Proprio queste evocazioni di una dimensione scenica hanno suggerito la teatralizzazione del lavoro musicale: il brano infatti è stato eseguito oltre che nella sua forma cameristica originaria, anche in forma scenica.

Carlo Deri

ITALY

sei liriche per canto e pianoforte su versi tratti da Italy di Giovanni Pascoli

– Sacro all’Italia raminga –

1 – A Caprona, una sera di febbraio…

A Caprona, una sera di febbraio,gente veniva, ed era già per l’erta

veniva su da Cincinnati, Ohio.

 

La strada, con quel tempo, era deserta.

Pioveva, prima adagio, ora a dirotto,

tamburellando su l’ombrella aperta.

 

La Ghita and Beppe di Taddeo lì sotto erano,

sotto la cerata ombrella

del padre: una ragazza, un giovinotto.

 

E c’era anche una bimba malatella,

in collo a Beppe, e di su la sua spalla

mesceva giù le bionde lunghe anella.

 

Figlia d’un altro figlio, era una talla

del ceppo vecchio nata là: Maria:

d’otto anni: aveva il peso d’una galla.

 

Ai ritornanti per la lunga via,

già vicini all’antico focolare,

la lor chiesa sonò l’Avemaria

 

Erano stanchi! Avean passato il mare!

Appena appena tra la pioggia e il vento

l’udiron essi or sì or no sonare.

 

Maria cullata dall’andar su lento

sembrava quasi abbandonarsi al sonno,

sotto l’ombrella. Fradicio e contento

 

veniva piano dietro tutti il nonno.

To Caprona, one evening in February,people were coming, already on the slope,

coming up from Cincinnati, Ohio.

 

The road, in that weather, was deserted.

It was raining, first gently, then pouring,

drumming on the open umbrella.

 

Ghita and Beppe di Taddeo were there

under their father’s oilskin umbrella:

a girl and a boy.

 

And there was also a sickly child

on Beppe’s shoulders, her long blond hair

fell around his neck.

 

Daughter of another son, she was a bud

of the old family tree, born over there:

Maria, eight years old, light as an acorn.

 

To the returning ones, after the long journey,

already near the ancient hearth,

their church sounded the Ave Maria.

 

How weary they were! They had crossed the sea!

Amid the rain and wind they barely heard

the sounding of the bells.

 

Maria, rocked by the slow walking,

seemed to give way to sleep,

under the umbrella. Soaking wet and content

 

Grandfather quietly appeared behind them.

2 – E i figli la rividero alla fiamma del focolare…

E i figli la rividero alla fiammadel focolare, curva, sfatta, smunta.

“Ma siete trista! Siete trista, o mamma!”

 

Ed accostando agli occhi, essa, la punta

del pannelletto, con un fil di voce:

“E il Cecco è fiero? E come va l’Assunta?”

 

“Ma voi! Ma voi!” ” Là là, con la mia croce”.

 

I muri grezzi apparvero col banco

vecchio e la vecchia tavola di noce.

And her children saw her again in the flameof the hearth, bend over and haggard.

“But you are ill, ill, oh mamma!”

 

And bringing the corner of her apron to her

eyes, she said, in a small voice:

“And Cecco is well? And how is Assunta?”

 

[they said] “But you! But you!” [she said] “There, there, you are my cross”.

The walls were crude, as were the old bench

and the table of walnut.

3 – La bambina bionda…

[…] La bambina biondaora ammiccava qua e là col dito.

 

Parlava; e la sua nonna, tremebonda,

stava a sentire e poi dicea: “Non pare un luì

quando canta tra la fronda?”

 

Parlava la sua lingua d’oltremare:

“…a chicken-house” “un piccolo luì…”

“. ..for mice and rats” “che gode a cinguettare,

zi zi” “Bad country, Joe, your Italy!”

 

Il tramontano discendea con sordi

brontoli. Ognuno si godeva i cari

ricordi, cari ma perché ricordi:

 

quando sbarcati dagli ignoti mari

scorrean le terre ignote con un grido

straniero in bocca, a guadagnar danari

 

per farsi un campo, per rifarsi un nido. . .

[…] The blond childpointed here and there with her finger.

 

She spoke; and her grandmother, trembling,

listened and then said: ” Doesn’t she seem like

a little bird singing on a branch?”

 

She [Maria] spoke her language from across the sea:

” … a chicken-house” “a little bird…”

“… for mice and rats” “that likes to chatter,

tweet, tweet.” “Bad country, Joe, your Italy!”

 

The north wind descended with mute

rumblings. Everyone enjoyed the dear

memories, dear because they were memories:

 

when they, just off the boat from unknown seas,

scurried across unknown lands with a foreign

cry in their mouths, to earn money,

 

to make a home…

4 – Tra il rumore dei licci e della cassa…

Tra il rumore dei licci e della cassatossiva, che la nonna non sentisse.

La nonna spesso le dicea: “Ti passa?”

 

“Yes”, rispondeva. Un giorno poi le disse:

“Non venir qui! ” Ma ella ci veniva,

e stava lì con le pupille fisse.

 

Godeva di guardare la giuliva danza dei licci, […]

 

Stava lì buona a piedi d’un soppiano;

girava l’aspo, riempìa cannelli

e poi tossiva dentro sé pian piano.

 

Un giorno che veniva acqua a ruscelli,

fissò la nonna e chiese: “Die?”

La nonna le carezzava i morbidi capelli.

 

La bimba allora piano per la gonna

le salì, e le si stese sui ginocchi:

“Die?” “E che t’ho a dir io povera donna.”

 

La bimba allora chiuse un poco gli occhi:

“Die! Die!” La nonna sussurrò: “Dormire?”

“No! No!” La bimba chiuse anche più gli occhi,

 

s’abbandonò per più che non dormire,

piegò le mani sopra il petto:

“Die! Die! Die!” La nonna balbettò “Morire!”

 

“Oh yes! Molly morire in Italy!”

 

ITALY allora n’ebbe tanta pena.

Povera Molly! E venne un vento buono

che spazzò l’aria che tornò serena.

She coughed in the sound of the loomso that grandmother wouldn’t hear.

Grandmother often asked her “Will it pass?”

 

“Yes”, she answered. Another day grandmother said:

“Don’t come here” But she came

and stood there with fixed eyes.

 

She liked to watch the merry dance of the loom…

 

She stood there at the foot of the chest;

helped with the weaving

and coughed to herself quietly.

 

One day when water came in streams,

she stared at grandmother and asked: “Die?”

Grandmother caressed her soft hair.

 

The child then quietly climbed into

grandmother’s lap and stood on her knees:

“Die?” “And what can I, poor woman, say to you?”

 

The child then closed her eyes a little:

“Die! Die!” Grandmother murmured “Sleep?”

“No! No!” The child closed her eyes even more,

 

pretending to be dead,

she crossed her hands over her chest

“Die! Die! Die!” Grandmother stammered “Die!”

 

“Oh yes, Molly morire in Italy!”

 

Italy then felt much pain.

Poor Molly! And a refreshing wind came

which cleansed the air.

5 – Non piangere, poor Molly

Non piangere, poor Molly! Esci, fa piano,lascia la nonna li sotto il lenzuolo

di tela grossa ch’ella fece a mano.

 

T’amava, oh! sì! Tu ne imparavi a volo

qualche parola bella che balbetti:

essa da te […] quel die, die solo!

 

Lascia lì Doll, lasciali accosto i letti,

piccolo e grande. Doll è savia, e tace,

né dorme: ha gli occhi aperti e par che aspetti

 

che li apra l’altra, ch’ora dorme in pace.

Don’t weep, poor Molly! Go out, be quietIeave grandmother there under the sheet

of heavy cloth which she made by hand.

 

She loved you, oh, yes! You quickly learned

some lovely words which you murmured:

she from you . . . that die, die only!

 

Leave Doll there, leave them both there

by the beds, small and large. Doll is wise, she is

silent and doesn’t sleep: her eyes are open and she seems to wait

 

for grandmother, who now sleeps in peace, to open hers.

6 – Prima d’andare, vieni al camposanto

Prima d’andare, vieni al camposanto,s’hai da ridire come qua si tiene.

 

Stridono i bombi intorno ai fior d’acanto,

ronzano l’api intorno le verbene.

 

E qui tra tanto sussurrìo riposa

La nonna cara che ti volle bene.

 

O Molly! O Molly! Prendi su qualcosa

prima d’andare, e portalo con te.

 

Non un geranio né un bocciuol di rosa,

Prendi sol un NON-TI-SCORDAR-DI-ME!

 

“Joe, bona cianza!. ..” “Ghita, state bene!…”

“Good bye” “L’avete presa la tichetta?”

“Oh yes” “Che barco?” “Il Prinzessin Irene”.

 

L’un dopo l’altro dava a Joe la stretta

lunga di mano. “Salutate il tale”.

Yes, servirò”. “Come partite in fretta!”

 

[ …]

 

“Se vedete il mi’ babbo…il mi’ fratello…

il mi’ cognato. . . ” “Oh yes” “Un bel passaggio

vi tocca, o Ghita. Il tempo è fermo al bello”.

 

“Oh yes”. Facea pur bello! Ogni villaggio

ridea nel sole sopra le colline.

Sfiorian le rose da’ rosai di maggio.

 

Sweet sweet… era un sussurro senza fine

nel cielo azzurro. Rosea, bionda, e mesta,

Molly era in mezzo ai bimbi e alle bambine.

 

Il nonno, solo, in là volgea la testa

bianca. Sonava intorno mezzodì.

Chiedeano i bimbi con vocìo di festa:

 

“Tornerai, Molly?” Rispondeva: – Sì!

Before you go, come to the cemetery,if you have to describe how it is kept here.

 

Wasps screech around the acanthus,

bees buzz around the verbena.

 

And here among all these sounds rests

dear grandmother who loved you.

 

O Molly! O Molly! Take something

before you go, and take it with you.

 

Not a geranium nor a rosebud,

take only a FORGET-ME-NOT!

 

“Joe, bonne chance!” “Ghita, be well!”

“Good bye” “Do you have your ticket?”

“Oh yes” “What ship?” ” The Prinzessin Irene”.

 

One person after another gave Joe a long,

firm handshake. “Greet so-and-so”.

Yes, I will”. “You are leaving in such a hurry!”

 

[ …]

 

“If you see my father… my brother…

my brother-in-law. . .” “Oh yes” “You will have

a fine trip, Ghita. The weather is beautiful”.

 

“Oh yes”. It was lovely weather! Every village

sparkled in the sun above the hills.

The roses of the May rosebuds withered.

 

Sweet sweet… it was an endless murmur

in the blue sky. Rosy, blond, and sad,

Molly was in the midst of the children.

 

Grandfather, alone, turned his white head

there. Midday sounded all around.

The children asked with a festive shout”

 

“Will you come back Molly?” She answered: “Sì!”

With this work, Carlo Deri celebrates decades, even centuries, of Italian-American cross culture, dedicating it to a Lucchese-American, maestro Lorenzo Malfatti, who has brought Italy to America and America to Italy for many years. In this long poem from 1904, from which Carlo Deri extracted the text for these songs, the poet Giovanni Pascoli experimented with using English words in his Italian poem; so that, for example, the title is in English, and febbraio rhymes with Cincinnati, Ohio. The little girl, Maria (Molly) speaks only English, her grandmother only Italian. Even though neither understands the words of the other, they develop a strong bond. Molly’s initial distaste for the country of her grandparents gradually changes, and with her grandmother’s death, she resolves to return to Italy, speaking a resounding “sì”, her first Italian word. 

David Adams (University Of Cincinnati – College Conservatory Of Music )