Amor che sospirar mi fai
Amor che sospirar mi fai di Alexander Agricola, frottola a tre voci,
dal Codice Basevi Ms. 2440 della Biblioteca del Conservatorio “Luigi Cherubini” di Firenze.
Fra le composizioni di questo codice da noi prese in considerazione, questa è l’unica che reca il nome dell’autore, il fiammingo Alexander Agricola.
Questa musica si potrebbe datare intorno al 1470 , cioè negli anni in cui il musicista soggiornò alla corte dei Medici.
Di andamento principalmente omoritmico, con brevi momenti vocalizzati in contrappunto libero posti sia alla fine del ritornello che alla fine della strofa, si può ascrivere al genere frottolistico, anche se non si può dirne uno fra gli esempi più tipici, specialmente per quanto riguarda il metro del testo letterario.
Questo è in forma di ballata piccola, con ritornello di 2 voci (un novenario ed un endecasillabo a rima baciata) e la strofa di 5 versi, di cui i primi 4 settenari a rima alternata e l’ultimo endecasillabo in rima con il ritornello (a b a b X).
(Da segnalare che al v. 11 il testo presenta un settenario piano che rima con uno tronco , ma solo per motivi di adattamento della parola alla musica).
Da sottolineare il carattere espressivo del testo musicale, specialmente per il sapiente uso delle pause, sia nel ritornello che nella strofa: lì per sottolineare l’affanno e lo smarrimento dell’amante, qui per meglio mettere in evidenza il punto centrale della poesia: l’intento di suscitare la pietà della dama.
Con la sua fisionomia di melodia accompagnata, più che di rigido contrappunto, questa composizione può essere inserita in quel gruppo di musiche per cui Agricola viene considerato un anello di congiunzione fra la cultura musicale fiamminga e quella italiana.
N.B.: per quanto attiene ai criteri seguiti nella trascrizione e nella realizzazione della partitura si rimanda alla pagina “La musica fiorentina fra la fine del ’400 e l’inizio del ’500“.
Amor che sospirar mi fai
Amor che sospirar mi fai
la notte e ‘1 giorno, quando resteraj?
Ma fine haranno quegli,
finché madonna senta
et dica: “O meschinelli”,
inditio di chi stenta.
Un giorno fine haranno e’ nostri guaj.
Dunque tornar a lei
convienmi alfine, amor.
Soletto i’ non potrej
mitigar el suo core.
Ma certo sì, se meco tu saraj.
Con teco insieme posso
pregarla et son contento;
ma da me è rimosso
potere el mio tormento
farli sentir; ch’il crederria giamaj?
Dunque, madonna, insieme
amor meco vi prega
ch’al dolor che mi preme
et sempre più mi lega
un dolce fin pensiate voi hormai.
V. 11: core corretto in cor
Carlo Deri, 1985
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